sabato 20 giugno 2009

PARTIGIANI D' AZERBAJGIAN IN ITALIA

Il legame tra Italia e Azerbajgian è antico. Risale all’Impero Romano, come attesta un’iscrizione latina scoperta sul Monte Beyukdash, a circa 55 chilometri dalla capitale Baku. Città gemellata con Napoli. Sono però pochi i libri dedicati al paese bagnato dal Mar Caspio, pubblicati in Italia. Di recente, è stato stampato presso il Centro Stampa “Toscana Nuova 2” di Firenze “I partigiani azerbajgiani in Italia” della giornalista di Baku, Rugya Alieva. L’opera ha visto la luce grazie al prof. Renato Risaliti che ne ha curato la traduzione. Il prof. Risaliti insegna Storia dell’Europa Orientale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Protagonisti del libro sono dodici azerbajgiani che combatterono in Italia, tra le fila dei partigiani. I luoghi che li videro lottare contro i nazifascisti furono vari: da Pistoia a Bergamo, da Piacenza a Belluno. Quasi tutti si arruolarono nelle Brigate d’Assalto Garibaldi, qualcuno scelse le Fiamme Verdi. Alcuni, dopo la guerra, tornarono in Italia per incontrare i vecchi compagni. Visita ricambiata dai partigiani italiani. Perché - come scrive giustamente Rugya Alieva - la fraternità d’armi è sacra. Qualcuno fu anche ospite del prof. Risaliti, quando era sindaco di Agliana. Bagirov Mamed Samed Ogly voleva creare a Baku un Museo della Resistenza Italiana e aveva cominciato a lavorare in tal senso. La morte gli ha impedito di completare l’opera. Sempre Bagirov Mamed Samed Ogly fu ricevuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini che gli consegnò il diploma d’onore di combattente partigiano per la libertà d’Italia e la Stella Garibaldina. Molti al rientro in patria subirono un periodo di detenzione presso i campi di “filtraggio”. Catturati dai nazisti prima; a contatto con forze e popoli non sovietici dopo erano considerati a rischio. Perciò Stalin ritenne opportuno sottoporli a un serrato controllo. Un triste destino per chi aveva combattuto per la libertà. Il libro svela uno dei tanti episodi poco noti della Resistenza italiana, confermando il suo carattere di “affresco corale” (per usare un’espressione del prof. Giorgio Spini) che vide coinvolti uomini e donne di tutto il mondo nella lotta contro le barbarie. Infatti, dalla lettura del libro apprendiamo che anche uzbeki e ciuvasci parteciparono alla Resistenza. Analogamente a quanto successe con Giuseppe Garibaldi e suoi garibaldini, tra le cui fila militarono uomini di diverse nazionalità: come ricorda nell’introduzione Renato Risoliti.
Tonino Nocera

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